La seconda stagione di Andor si avvicina e il suo creatore, Tony Gilroy, ha ripercorso l’impegno profuso nella serie, tra sfide produttive e l’obiettivo di raccontare la Ribellione in modo autentico e maturo.
Un successo inaspettato e la sfida della seconda stagione
Quando Andor ha debuttato su Disney+, la serie ha subito colpito pubblico e critica per il suo approccio più adulto e realistico all’universo di Star Wars. Tuttavia, la realizzazione della seconda stagione non è stata priva di ostacoli. Gilroy ha raccontato che, inizialmente, il piano prevedeva ben cinque stagioni per narrare l’ascesa di Cassian Andor da fuorilegge a eroe della Ribellione. Ma la realtà della produzione ha costretto a una drastica revisione dei piani.
“Ci siamo resi conto che non potevamo fare cinque stagioni,” ha spiegato Gilroy. “Le dinamiche dello streaming erano cambiate, e con loro anche il nostro approccio”.
Così, la serie è stata compressa in due stagioni, una decisione che, secondo il suo creatore, ha dato ulteriore slancio al ritmo narrativo. La nuova stagione coprirà un arco temporale di quattro anni, avvicinandosi sempre più agli eventi di Rogue One: A Star Wars Story.
L’importanza di una narrazione credibile

Uno degli aspetti più apprezzati di Andor è il suo realismo politico. Gilroy ha rivelato di aver voluto esplorare il totalitarismo dell’Impero in maniera diversa rispetto al passato, mostrando la sua influenza sulle vite quotidiane delle persone comuni. Un esempio perfetto è la figura di Syril Karn, un personaggio che inizialmente sembra un semplice burocrate zelante, ma che si rivela un individuo ossessionato dall’ordine e dal riconoscimento.
“Non ho scritto Syril con un piano definito,” ha confessato Gilroy. “Era solo un investigatore, poi ho pensato: ‘E se fosse un tipo ossessivo? E se avesse un rapporto complicato con sua madre?’ E così il personaggio ha iniziato a prendere forma”.
Dall’altra parte dello spettro ideologico c’è Karis Nemik, il giovane rivoluzionario che lascia a Cassian un manifesto sulla Ribellione. Gilroy ha spiegato che Nemik rappresenta l’elemento ideologico della serie, una sorta di “Trotsky” di Star Wars, che aiuta Cassian a comprendere il senso della lotta contro l’Impero.
Il percorso di Cassian e il legame con Ferrix
Alla fine della prima stagione, Cassian ritorna su Ferrix, suo pianeta natale, in un momento cruciale della sua crescita. La decisione di ambientare il climax della stagione nel suo luogo d’origine non è stata casuale.
“Ferrix è un riflesso di Cassian,” ha detto Gilroy. “Nel momento in cui la città si ribella all’Impero, anche lui prende la decisione definitiva di unirsi alla Ribellione”.
La seconda stagione dovrà affrontare momenti chiave già accennati nel canone di Star Wars, tra cui il Massacro di Ghorman e la decisione di Mon Mothma di abbandonare il Senato. Tuttavia, Gilroy ha chiarito che non ci saranno apparizioni di personaggi solo per il gusto di farle:
“Non inseriremo nulla per puro fan service,” ha affermato. “Tutto deve essere organico alla storia”.
L’obiettivo di Andor rimane quello di trattare l’universo di Star Wars con serietà e rigore narrativo.
La seconda stagione di Andor debutterà su Disney+ il 23 aprile.