Negli ultimi decenni i film di supereroi hanno dominato il botteghino, ma è spesso sul piccolo schermo che il genere ha espresso le sue forme più innovative e profonde. Le serie televisive hanno permesso di sperimentare stili narrativi, approfondire i personaggi e affrontare tematiche complesse con una libertà che il cinema raramente concede.
Il formato episodico, infatti, consente di sviluppare archi narrativi articolati, di dare spazio a figure meno conosciute e di proporre storie capaci di andare oltre il mero spettacolo visivo. Non a caso, molte delle produzioni più acclamate e influenti degli ultimi anni appartengono al panorama televisivo.
Supereroi fuori dagli schemi
Un esempio emblematico è Misfits (2009-2013), serie britannica che ha rivoluzionato il concetto di supereroismo. I protagonisti erano giovani ai margini della società che, a seguito di un evento accidentale, ottenevano poteri legati ai propri difetti caratteriali. La narrazione, cruda e realistica, affrontava temi come alienazione, moralità ambigua e conseguenze delle scelte personali, preferendo il dramma psicologico al semplice spettacolo.
Gotham in chiave crime drama
Un approccio simile si ritrova in The Penguin (2024), spin-off di The Batman diretto da Matt Reeves. La serie racconta l’ascesa criminale di Oswald Cobblepot con il respiro di un noir televisivo, capace di scandagliare il sottobosco di Gotham in modo più profondo di quanto un film potrebbe mai fare. Con atmosfere che ricordano The Sopranos, la serialità permette di esplorare le dinamiche di potere e le contraddizioni morali del personaggio.
Sperimentazioni Marvel
Il formato televisivo si è rivelato fertile anche per l’universo Marvel. Agatha All Along (2024) ha dimostrato la possibilità di cambiare tono e genere di episodio in episodio, passando dal crime al fantasy horror, con un coinvolgimento crescente dei personaggi.
Loki (2021–in corso) ha dato al dio dell’inganno un arco narrativo che nessun film avrebbe potuto contenere, trasformandolo da trickster egoista a custode del tempo.
WandaVision (2021), infine, è diventata l’emblema della sperimentazione televisiva: unendo sitcom di diverse epoche a un dramma intimo sul lutto e il trauma, ha dimostrato come la serialità sappia offrire un impatto emotivo e narrativo superiore a quello di molti blockbuster.
Serie animate che hanno fatto la storia
Le produzioni animate hanno avuto un ruolo fondamentale. X-Men: The Animated Series (1992-1997) ha introdotto al grande pubblico temi come discriminazione e identità politica attraverso allegorie efficaci, mentre Batman: The Animated Series (1992-1995) è universalmente considerata uno dei migliori adattamenti del Cavaliere Oscuro. Con atmosfere noir, personaggi complessi e una narrazione adulta, ha lasciato un’eredità duratura sia nell’animazione che nell’intero genere supereroico.
Irreverenza e satira
Altre serie hanno preferito un tono dissacrante. L’animata Harley Quinn (2019–in corso) ha mescolato satira e azione, affrontando anche relazioni LGBTQ+ con rispetto e centralità narrativa.
The Boys (2019–in corso), invece, ha demolito il mito del supereroe classico, offrendo una critica feroce al potere e alla corruzione, con una violenza e un umorismo nero che ribaltano le convenzioni del genere.
Il realismo urbano di Daredevil
Un ulteriore punto di svolta è arrivato con Daredevil (2015-2018), che su Netflix ha proposto una versione cupa e realistica del supereroe cieco. Atmosfere da crime drama, personaggi stratificati come Kingpin e Punisher e dilemmi morali hanno reso la serie un esempio di quanto il medium televisivo sia più adatto a narrazioni psicologicamente complesse.
Dal noir animato di Batman alla brutalità di The Boys, fino alla sperimentazione stilistica di WandaVision, le serie TV hanno dimostrato di saper valorizzare meglio dei film la profondità e la complessità del genere supereroico. Lontane dalle logiche commerciali immediate del cinema, hanno offerto storie innovative, emozionanti e spesso rivoluzionarie, capaci di ridefinire il modo in cui i supereroi vengono raccontati.

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