Con i suoi sette numeri precedenti, la serie Star Wars: Jedi Knights ha saputo distinguersi per la capacità di spingersi oltre i confini tradizionali del fumetto targato Lucasfilm. Sotto la penna di Marc Guggenheim, la collana ha alternato storie autoconclusive e intrecci seriali, sperimentando linguaggi, punti di vista e tematiche inusuali per il genere.
Con il numero 8, la serie raggiunge uno dei suoi episodi più audaci e controversi: una narrazione interamente in prima persona, raccontata attraverso gli occhi di una giovane apprendista Jedi. Il risultato è un esperimento coraggioso, tanto emotivamente coinvolgente quanto divisivo.
Una storia vista dagli occhi di una Padawan
Il numero 8 si apre con la voce narrante di Soona, una bambina strappata alla sua famiglia per essere addestrata come Jedi. Guggenheim sceglie di raccontare tutto dal suo punto di vista, facendo vivere al lettore la tensione, la paura e il senso di smarrimento di chi viene sottratto al calore domestico per servire un ideale più grande.
L’effetto è sorprendentemente efficace: ci si ritrova immersi nei pensieri e nelle emozioni della protagonista, interrogandosi sul prezzo umano dell’addestramento Jedi e sulle implicazioni etiche del sottrarre un bambino alla propria famiglia “per il bene della galassia”.

L’impatto visivo: la forza delle tavole di Madibek Musabekov
Madibek Musabekov amplifica l’intensità del racconto con una sequenza di tavole straordinariamente emotive. In particolare, la scena in cui il padre di Soona si abbandona al pianto mentre la figlia viene portata via richiama visivamente il dramma dell’addio tra Anakin e Shmi Skywalker in Episodio I: la Minaccia Fantasma.
Le illustrazioni, ricche di dettagli e colori caldi, creano un forte legame empatico tra il lettore e la giovane protagonista, trasformando la lettura in un’esperienza quasi cinematografica.

Un viaggio che diventa tragedia
Durante il viaggio verso Coruscant, Soona è accompagnata dalle Jedi Seera Longa e Berem Khana, ma un segnale di soccorso cambia improvvisamente il corso della missione. Le due maestre si separano per intervenire in un conflitto, lasciando la bambina sola sulla nave.
Spinta dalla curiosità, Soona decide di seguirle e si ritrova nel mezzo di un attacco di pirati spaziali. Qui, l’uso della prima persona diventa centrale: il lettore percepisce l’orrore del combattimento attraverso gli occhi della bambina, fino al momento in cui entrambe le Jedi vengono brutalmente uccise. La scelta di Guggenheim di non indulgere in dettagli violenti rende la scena ancora più potente per sottrazione, accentuando lo shock e il trauma emotivo.
Soona viene catturata, ma viene salvata dal Jedi Kelleran Beq, che affronta i pirati e la libera, in una sequenza che unisce azione e pathos. L’episodio si chiude con un gesto simbolico: Beq consegna a Soona una spada laser forgiata con gli anelli dei Jedi caduti, segno di continuità e memoria nel ciclo della Forza.
Luci e ombre di un esperimento narrativo
Pur lodabile per coraggio e originalità, l’albo presenta anche alcuni limiti strutturali. Guggenheim introduce nuovi personaggi solo per eliminarli poco dopo, riducendo l’impatto emotivo delle loro morti. L’intento di colpire il lettore si trasforma così in uno shock fine a sé stesso, che rischia di annullare la profondità emotiva costruita nelle prime pagine.
La prospettiva in prima persona, se da un lato offre un’esperienza immersiva, dall’altro limita la complessità del racconto, lasciando poco spazio al respiro dell’universo espanso di Star Wars che la serie aveva saputo esplorare nei numeri precedenti.
Un capitolo imperfetto ma coraggioso
Nonostante le sue imperfezioni, Jedi Knights #8 rappresenta un tentativo creativo importante all’interno del fumetto moderno di Star Wars. La scelta di raccontare una storia di formazione attraverso lo sguardo innocente e vulnerabile di una bambina Jedi conferisce un tono più intimo e umano alla mitologia della saga.
Pur non raggiungendo l’intensità narrativa dei migliori numeri della serie, questo episodio lascia il segno per il suo approccio sperimentale e il suo coraggio stilistico.
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