Star Wars: perché Darth Plagueis sarebbe stato un villain più convincente del ritorno di Palpatine in Episodio IX: l’Ascesa di Skywalker

Il ritorno di Palpatine in l'Ascesa di Skywalker ha deluso molti fan. Darth Plagueis avrebbe offerto un finale più coerente e profondo per la saga di Star Wars.

Giorgio Fabrizi
Giorgio Fabrizi
Fondatore e Editor-in-Chief di Galaxy Addicted e admin di Star Wars Fans Italia, il gruppo Facebook a tema Star Wars più grande d'Italia. Amante della Galassia Lontana Lontana, nonché collezionista compulsivo di giocattoli di Guerre Stellari.

Il ritorno di Sheev Palpatine in Star Wars: l’Ascesa di Skywalker è stato accolto con un entusiasmo piuttosto tiepido, paragonabile – per molti fan – all’atmosfera di una convention di droidi nella cantina di Mos Eisley. L’idea di riportare in vita l’Imperatore poteva avere una sua logica narrativa, considerando il suo ruolo di grande antagonista della saga e la sua inclinazione a prevedere ogni mossa. Tuttavia, la realizzazione di questa scelta si è rivelata confusa e priva di coerenza interna.

Un ritorno forzato e poco credibile

La ricomparsa di Palpatine, accompagnata da spiegazioni approssimative e da un contesto poco convincente, ha lasciato perplessi anche i fan più affezionati, nonostante il piacere di rivedere Ian McDiarmid nei panni dell’Imperatore. Il problema non risiedeva tanto nell’idea in sé, quanto nell’esecuzione: l’Ascesa di Skywalker ha preferito una soluzione rapida e nostalgica, rinunciando a una costruzione narrativa più profonda e coerente con la mitologia della saga.

Eppure, i prequel avevano già fornito una pista molto più solida per un eventuale ritorno del male supremo dell’universo di Star Wars. L’episodio de La vendetta dei Sith contenente il celebre racconto “La tragedia di Darth Plagueis il Saggio” avrebbe potuto offrire una base perfetta per introdurre un nuovo villain, mantenendo continuità con il passato e garantendo una svolta inedita alla trilogia sequel.

Darth Plagueis: il villain che la saga meritava

Un’alternativa più coerente sarebbe stata quella di introdurre Darth Plagueis come nemico principale dell’ultimo capitolo. Maestro di Palpatine e figura misteriosa della mitologia Sith, Plagueis rappresenta da sempre un simbolo di conoscenza proibita e manipolazione della vita stessa.

Il personaggio era già stato menzionato nei prequel dove Palpatine ne raccontava ad Anakin la capacità di “creare vita” e “impedire la morte” – e successivamente comparso nella serie The Acolyte. Questo elemento avrebbe reso credibile e organico il suo ritorno, evitando le spiegazioni artificiose che hanno accompagnato la resurrezione di Palpatine.

Nel copione originale di Duel of the Fates, scritto da Colin Trevorrow, era prevista l’introduzione di Tor Valum, maestro di Plagueis e mentore oscuro di Kylo Ren. Una scelta che avrebbe permesso di esplorare il lato più mistico e metafisico della Forza, offrendo un antagonista di livello superiore e più in linea con l’evoluzione naturale della saga.

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Un filo logico più coerente

La presenza di Plagueis avrebbe potuto fornire una spiegazione più lineare e filosoficamente coerente al conflitto finale. Immaginare il Sith nascosto su un pianeta denso di Forza — come Mortis, già citato nel copione di Trevorrow — avrebbe permesso di collegare in modo diretto la mitologia della Forza alle vicende dei protagonisti.

Inoltre, inserire Plagueis al posto di Palpatine avrebbe chiarito anche la natura di Snoke, che in Duel of the Fates sarebbe stato un’estensione del potere di Plagueis, e non un semplice clone. Questo approccio avrebbe conferito maggiore profondità alla trilogia sequel, evitando la sensazione di un ritorno improvvisato del vecchio Imperatore e offrendo un legame più diretto tra le diverse epoche della saga.

Una scelta mancata dal grande potenziale

Il ritorno di Palpatine, così come è stato realizzato, ha finito per sembrare un tentativo nostalgico di riportare in scena un simbolo del passato senza introdurre veri elementi di novità. Un po’ come un musicista degli anni Ottanta che, dopo il declino, cerca di rivivere i fasti di un tempo con una tournée di addio: l’effetto può suscitare emozione, ma raramente riesce a creare qualcosa di autenticamente nuovo.

Con Darth Plagueis, invece, la saga avrebbe potuto esplorare temi più ampi e complessi, come il rapporto tra vita e morte, la manipolazione della Forza e la vera essenza del potere Sith. Un personaggio del genere avrebbe permesso di espandere la filosofia alla base dell’Impero Galattico, mostrando che dietro il desiderio di dominio si nascondeva un obiettivo più oscuro e metafisico: controllare la galassia per trascendere i limiti della mortalità stessa.

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