Master of Evil: il nuovo romanzo di Star Wars non riesce a svelare la vera oscurità di Darth Vader

Master of Evil tenta di esplorare il lato oscuro di Darth Vader, ma fallisce nel dare profondità al personaggio, offrendo solo spunti incompleti.

Giorgio Fabrizi
Giorgio Fabrizi
Fondatore e Editor-in-Chief di Galaxy Addicted e admin di Star Wars Fans Italia, il gruppo Facebook a tema Star Wars più grande d'Italia. Amante della Galassia Lontana Lontana, nonché collezionista compulsivo di giocattoli di Guerre Stellari.

È noto che Darth Vader, forse il personaggio più iconico dell’intero universo Star Wars, appaia per soli 12 minuti in Una nuova speranza. Eppure, la sua eredità ha travalicato lo schermo, diventando un simbolo universale del male e del tormento. La potenza del personaggio ha definito non solo la saga creata da George Lucas, ma anche l’immaginario della cultura pop.

Proprio per questo motivo, ci si aspettava molto da Master of Evil, il nuovo romanzo di Adam Christopher, in uscita l’11 novembre, che prometteva di raccontare i primi passi di Vader nel lato oscuro, svelandone conflitti interiori e motivazioni più profonde. Tuttavia, il risultato non sembra all’altezza delle premesse: il Signore dei Sith resta sullo sfondo, quasi spettatore della propria storia.

Un Darth Vader di nuovo marginale

Come nel film del 1977, anche nel romanzo la presenza di Vader risulta sorprendentemente limitata. Il principio del “less is more” — efficace sul grande schermo — qui si traduce in una narrazione povera di introspezione, dove il protagonista resta una figura distante, osservata più che vissuta.

L’occasione di esplorare i primi giorni di Vader nel suo iconico abito nero, la sua trasformazione fisica e spirituale, viene appena sfiorata. Christopher preferisce invece concentrarsi su personaggi secondari, tra cui il colonnello Goth Hammond, membro della Imperial Guard, malato e dipendente da iniezioni di un droide di supporto, TC-99. Hammond sogna di entrare nel misterioso COMPNOR (Commission for the Preservation of the New Order), ma la sua vicenda resta un abbozzo, priva di reale sviluppo.

Un Impero che cresce nell’ombra

La storia si colloca subito dopo gli eventi di La vendetta dei Sith, intrecciandosi con le trame dei fumetti Darth Vader di Charles Soule. L’Impero è appena nato, e persino Palpatine osserva con cautela il suo apprendista, sospettando che il potere di Vader possa crescere oltre il previsto.

Nel frattempo, un ufficiale del Bureau di Sicurezza Imperiale, il tenente Dessler, viene incaricato di monitorare le attività di Vader, inconsapevole dei pericoli che lo attendono. La Forza, per molti funzionari imperiali, è poco più che un mito, e Hammond stesso considera il potere di Vader una semplice leggenda tecnologica, riducendolo a un insieme di circuiti e respiro meccanico.

Il ritorno su Mustafar e la nascita del Sith

Il momento più potente del romanzo arriva quando Vader ritorna su Mustafar, il pianeta vulcanico dove aveva subito le sue ferite più gravi nel duello con Obi-Wan Kenobi. Qui, l’autore offre una delle poche pagine davvero evocative: la simbiotica connessione tra il Sith e il paesaggio ostile, riflesso perfetto del suo dolore e della sua rabbia.

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Durante la costruzione della sua nuova spada laser, Vader è tormentato da visioni di Obi-Wan, Padmé e Palpatine, simboli di un conflitto interiore mai risolto. Il momento in cui trasforma il suo kyber crystal da verde a rosso segna l’abbandono definitivo del lato luminoso. È una sequenza efficace, che riecheggia le pagine più drammatiche dei fumetti e dona una sfumatura di introspezione al personaggio.

Master of Evil: il nuovo romanzo di Star Wars non riesce a svelare la vera oscurità di Darth Vader

Luci e ombre nella scrittura

Il punto di forza di Master of Evil risiede nella descrizione della determinazione inesorabile di Vader: la volontà di potere, l’assenza di paura e la completa dedizione al lato oscuro emergono con chiarezza. Tuttavia, la narrazione fatica a rendere la sua psicologia, limitandosi a un ritratto esteriore e silenzioso.

L’assenza di un vero confronto con Palpatine è una delle mancanze più evidenti. Il loro rapporto — elemento centrale nella costruzione di Vader come figura tragica — resta appena accennato. Senza questo equilibrio di potere e dipendenza, il percorso verso la completa trasformazione del personaggio perde spessore.

La prosa di Christopher è efficace nelle scene d’azione e nella resa atmosferica, ma si indebolisce quando tenta di entrare nella mente del protagonista. Il risultato è un Vader meno crudele, meno tormentato e più distante rispetto alla versione cinematografica.

Un’occasione mancata

Master of Evil avrebbe potuto essere il romanzo definitivo sul lato oscuro di Anakin Skywalker, ma si limita a un racconto periferico che lascia irrisolte molte domande. Alcuni spunti — come il trauma di Mustafar, la tensione con l’Imperatore o il processo di costruzione del suo nuovo sé — restano in superficie, impedendo al lettore di immergersi davvero nel cuore oscuro del personaggio.

Nel complesso, il libro offre alcune buone intuizioni e momenti di intensità visiva, ma non riesce a mantenere la promessa di rivelare il vero “maestro del male”. Il risultato finale è un’opera da 5 su 10: interessante per i fan più appassionati, ma deludente per chi cerca un’esplorazione profonda del mito di Darth Vader.

Forse la speranza di comprendere davvero l’abisso di questo personaggio resta, ancora una volta, rimandata alla prossima storia.

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